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Arte e Cultura

Mappa Kurdistan

Il Patrimonio Storico e Archeologico del Kurdistan Iracheno tra Crisi, Speranze e Difficoltà

di Luca Colliva

L’odierna regione autonoma del Kurdistan Iracheno è sempre stata un’area di grande interesse storico e archeologico; la sua posizione, infatti la rende luogo privilegiato di contatto e confronto tra le regioni mesopotamiche e i vasti spazi dell’altopiano iranico e dell’Asia centrale. Il suo ruolo e la sua importanza sono confermati non solo dal crescente numero di siti archeologici che l’odierna ricerca sta riportando alla luce, ma anche dai numerosi eventi storici che hanno avuto come teatro quest’area situata nel nord dell’Iraq, al confine con Iran, Siria e Turchia. Questa regione costituiva il cuore dell’impero assiro e le sue valli videro il passaggio dell’esercito di Alessandro e la sua vittoria su Dario III, ultimo dei sovrano achemenidi, presso Gaugamela, ma in questi luoghi sorsero anche alcune tra le più antiche comunità cristiane dell’Asia e si sviluppò il regno dell’Adiabene che aveva in Arbela, odierna Erbil, la sua capitale.

La Grotta di Shanidar

Un Patrimonio di Storia
Il Kurdistan Iracheno ospita alcuni dei siti archeologici più importanti di tutta l’area medio-orientale: la Grotta di Shanidar, luogo di ritrovamento di alcuni importanti scheletri neanderthaliani; il sito neolitico di Jarmo; i rilievi assiri di Faideh, Khinis, Maltai e Shiru Maliktha e le opere idrauliche del sovrano Sennacherib; il sito sasanide di Paikuli con la sua iscrizione regale; gli antichi monasteri cristiani e la Cittadella di Erbil con i suoi seimila anni di storia, per i quali nel 2014 è stata inserita nella lista UNESCO dei siti patrimonio dell’umanità, sono solo alcune delle eccellenze di un patrimonio che, seppur ancora scarsamente studiato, mostra già la sua eccezionalità.

Cittadella di Erbil

Una Rinascita Storica e Culturale
Con la caduta del regime di Saddam Hussein, la regione visse un periodo di grande sviluppo economico e culturale. Questo periodo coincise anche con la nascita di numerosissime missioni archeologiche internazionali: l’assoluto interesse dell’area, la sua sicurezza e il grande desiderio delle autorità curde di avviare collaborazioni internazionali costituivano le perfette premesse per quella che da molte parti venne definita come il periodo di rinascita dell’archeologia nella regione.

Durante una conferenza internazionale tenutasi ad Atene nel 2013 si contavano circa cinquanta progetti internazionali dedicati allo studio e alla salvaguardia del patrimonio storico-archeologico della regione autonoma del Kurdistan Iracheno (https://dash.harvard.edu/handle/1/14022526). Significativo si dimostrò anche il contributo dell’Italia che era presente sul campo con tre missioni archeologiche (Sapienza Università di Roma, Università di Udine e IULM di Milano) e numerosi progetti di cooperazione e sviluppo coordinati dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.1

Tra i progetti avviati, alcuni dei più importanti erano dedicati alla ricognizione del territorio e alla creazione di moderne carte archeologiche al fine di documentare, in maniera dettagliata, un’area che, a discapito della sua importanza e per evidenti ragioni di sicurezza, non era mai stata oggetto di un moderno studio territoriale. I risultati preliminari di queste ricerche e la scoperta di molte centinaia di nuovi siti archeologici confermarono la ricchezza e l’importanza della regione e aprirono la strada a una nuova stagione di scavi, fondamentali per riuscire a ricostruire la storia di questa regione e delle popolazioni che l’hanno abitata nel corso dei secoli.

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Guerra vs Cultura 
Nel 2014 la repentina avanzata dei miliziani di al-Baghdadi, la conquista di Mosul e l’inizio degli scontri con l’autoproclamatosi califfato, interruppe, purtroppo, questa fase di crescita, sviluppo e ricerca. Le distruzioni del Museo di Mosul e dei siti di Hatra e Palmira, solo per ricordare gli episodi che più hanno colpito l’opinione pubblica, mostrarono al mondo i rischi corsi dal patrimonio culturale dell’area e portarono molti a chiedere che la sua deliberata distruzione venisse considerata un crimine contro l’umanità. Nei territori protetti dai peshmerga curdi non avvennero distruzioni, ma i tragici avvenimenti di quei mesi non furono privi di conseguenze. Da un lato la mutata situazione obbligò molte delle missioni a interrompere o quantomeno a limitare significativamente le attività di ricerca sul campo; dall’altro la necessità di dirottare la maggioranza dei fondi per supportare lo sforzo militare e la crisi economica che colpì il Kurdistan Iracheno in seguito allo scontro politico-economico sorto con il governo di Baghdad privarono di risorse gli enti locali predisposti alla salvaguardia del patrimonio culturale della regione e portarono alla sospensione o alla cancellazione di quasi tutti i progetti di salvaguardia e valorizzazione che erano stati avviati.

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Futuro e Speranza 
Nel 2017, la sconfitta dell’ISIS in Iraq sembrava preludere a una generale ripresa delle attività di ricerca nell’area, ma queste speranze sono state congelate dagli avvenimenti successivi al referendum del 25 settembre. Lo scontro politico col governo di Baghdad, la chiusura degli aeroporti internazionali di Erbil e Sulaimaniyah e l’accentuarsi della crisi economica della regione costituiscono altrettante incognite che rendono per il momento molto difficile programmare nuove attività di ricerca sul campo.

Pianura di Erbil

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1)Riguardo alle attività italiane nel Kurdistan Iracheno si forniscono, a mero titolo di esempio, alcuni link:
http://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/l_Italia_e_la_salvaguardia_dei_Beni_Culturali_nel_Kurdistan_Iracheno.html
http://www.maiki.it/
http://www.terradininive.com/
https://www.youtube.com/watch?v=gS34sVhN4ZY
http://www.treccani.it/magazine/webtv/videos/Itin_erbil.html

 

 

Luca Colliva

Archeologo, laureato in Beni Culturali presso l’Università di Bologna; ha conseguito un Dottorato di Ricerca in “Studi Filologici e Letterari sul Vicino Oriente Antico e l’Iran Pre-Islamico” presso la Sapienza, Università di Roma. Dal 1999 collabora con diverse missioni archeologiche in Asia, tra cui la Missione Archeologica Italiana in Pakistan (ISMEO-Alma Mater Studiorum, Università di Bologna) e l’Iranian-Italian Archaeological Mission in Fars (ICAR-Alma Mater Studiorum, Università di Bologna).
Dal 2008 si interessa di progetti legati all’archeologia del Kurdistan Iracheno e dal 2011 è condirettore della Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno (MAIKI) della Sapienza, Università di Roma, attiva a Erbil (KRG, Iraq) e nella provincia di Sulaimaniyah (KRG, Iraq).
Dal 2016 è Professore a Contratto presso la Scuola di Lettere e Beni Culturali dell’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna e titolare dell’insegnamento di Archeologia dell’India Storica Preislamica.