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In memoria di Halabja | il racconto di Laura Schrader

Monumento in memoria dell'attacco con armi chimiche. Halabja 1988

Il 16 Marzo 1988, durante la guerra Iran-Iraq, furono utilizzate armi chimiche dall’esercito iracheno nella città kurda di Halabja (Helebça ھەڵەبجە).

 

Qui il racconto di Laura Schrader Giornalista e scrittrice, Torino

IL MASSACRO CHIMICO DI HALABJA DEL 1988 

Il regime iracheno usa napalm e armi batteriologiche durante la guerra contro la rivoluzione kurda per l’autonomia guidata da Mullah Mustafa Barzani (1961-1975). In seguito, e fino alla vigilia dell’invasione del Kuwait (1975-1989), il regime rade al suolo circa 5.000 villaggi e una ventina di città, deportandone gli abitanti. In questo periodo, Baghdad fa nuovamente uso di napalm e altre armi chimiche per bruciare campi e foreste.

Dal 1987 si aggiungono i bombardamenti con gas letali per eliminare la popolazione: il 15 aprile 1987 vengono bombardati alcuni villaggi in provincia di Sulaimania e in seguito anche in provincia di Arbil. Gli attacchi continuano, culminando nel bombardamento della città di Halabja. Il 16 e il 17 marzo 1988 Halabja (70.000 abitanti), è bombardata a tappeto dall’aviazione con un composto chimico letale. Almeno di dodicimila il bilancio finale delle vittime, tutte civili. Alle proteste internazionali non segue alcuna significativa reazione da parte dell’ONU, che si limita ad una risoluzione generica e non adotta nei confronti dell’Irak le sanzioni previste dal capitolo 7 della sua stessa Carta. 

Dopo l’accordo del cessate il fuoco con l’Iran del 20 agosto 1988 Baghdad scatena l’“operazione finale” contro la regione kurda del Badinan. La distruzione chimica del Badinan – esseri umani, fauna e flora, acque, terra, vegetazione – continua dal 25 agosto al 9 settembre, quando le proteste internazionali costringono l’Irak a sospendere la “soluzione finale” del problema kurdo. Anche dopo la strage del Badinan l’ONU non interviene: si tratta di una questione interna dello stato iracheno. 

Gli scienziati concordano nel ritenere che le armi chimiche usate da Saddam Hussein siano un miscuglio di iprite, acido cianidrico e gas neurotossici, come Sarin, Soman, Tabun e VX. I danni si trasmettono da una generazione all’altra, come indica Christine Gosden, docente di genetica medica all’Università di Liverpool, che ha svolto una ricerca sul campo nel decennale del massacro. Dopo la guerra del Golfo, nelle sedi governative del Kurdistan liberato nel 1991, l’amministrazione provvisoria kurda sequestra diciotto tonnellate di documenti ufficiali sulla pianificazione e la realizzazione dello sterminio del popolo kurdo. 

Questa documentazione si trova ora nell’Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Contiene le prove del genocidio: la commissione di esperti che ha esaminato il materiale ha concluso che di vero e proprio genocidio si tratta. Secondo il diritto internazionale, per processare Saddam Hussein e altri responsabili occorre che almeno uno stato presenti richiesta di incriminazione. Nessun paese ha voluto finora accusare i nazisti di Baghdad. Con l’uso di armi chimiche, la dittatura irachena ha voluto distruggere, insieme al popolo diverso, anche il suo habitat, cancellando ogni forma di vita in larga parte dello stesso territorio statuale. I kurdi attendono ancora giustizia per i fatti di Halabja.

 

Laura Schrader
scrive sulla questione kurda  dal 1975 per quotidiani e periodici. Grazie ai rapporti d’amicizia e collaborazione con intellettuali e politici del Kurdistan, ha potuto conoscere i diversi aspetti della cultura e della lotta del popolo kurdo e della realtà della loro terra dimenticata. Ha partecipato e partecipa ad incontri e conferenze in Italia e all’estero e ha svolto seminari per insegnanti e corsi per studenti in licei e università. Nell’ultimo decennio ha pubblicato: Canti d’amore e di libertà del popolo kurdo (Newton Compton, Roma 1993), I fuochi del Kurdistan (Datanews, Roma 1995), Sulle strade del Kurdistan (Edizioni Gruppo Abele – EGA, Torino 1998), Il diritto di esistere. Storie di Kurdi e Turchi insieme per la libertà (EGA, Torino 1999), Sherko Bekas. Scintille di mille canzoni (Istituto Kurdo, Roma 2017).

 

Halabja (canzone) di Sara Thomsen
Indirizzo (poesia) di Hamid Qaladzaye