La prima campagna del Progetto archeologico di scavo Asingrian, svolta dal 25 agosto al 10 ottobre, era mirata a indagare lo sviluppo dell’insediamento di epoca neolitica e calcolitica di Asingrian, presso la moderna città di Rovia nella regione del Kurdistan iracheno, in Iraq settentrionale. Il sito è uno dei più antichi insediamenti identificati nel corso della ricognizione regionale condotta dal Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive diretto da Daniele Morandi Bonacossi, dell’Università di Udine, e ha la caratteristica quasi unica di essere stato occupato senza soluzione di continuità a partire almeno dal 7000 a.C. fino a tutto il III millennio a.C. Grazie ai finanziamenti concessi dall’Università di Udine e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la missione Italo-curda nel corso del 2018 si è concentrata sul completamento della ricognizione intensiva del sito e sulla preparazione di un digital terrain model (modello digitale di elevazione) basato sull’acquisizione di ortofoto con risoluzione a 5 cm che servirà da pianta topografica 3D necessaria a posizionare l’apertura dei prossimi cantieri previsti per la campagna 2019.
«Con l’aiuto dei colleghi curdi della direzione delle antichità – spiega Marco Iamoni -, alcuni sondaggi esplorativi sono stati già aperti lungo una delle sezioni esposte del sito: ciò ha permesso di identificare la presenza di una serie di depositi fluviali che testimoniano la presenza in antico di condizioni climatiche completamente diverse rispetto al presente, evidenziando inoltre come gran parte della pianura sia ormai obliterata da accumuli posteriori che nascondono un paesaggio archeologico ancora tutto da scoprire».
La missione proseguirà i lavori nel corso del 2019 con l’apertura di una lunga trincea di scavo sulla collina principale e con l’avvio di indagini geofisiche per identificare tracce di strutture murarie presenti nel sottosuolo.