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Musica Kurda | Aynur, il canto libero delle donne kurde all’Ethnos Festival

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Aynur, il canto libero delle donne curde all’Ethnos Festival
“Napoletani e curdi, siamo fratelli”

 

di ILARIA URBANI

“Ragazza fa che il mondo intero ti veda… le donne sono in testa, si istruiscono, da adesso in poi invece della spada arriva la penna”. Così canta Aynur Doğan, cantante e musicista curda che da anni si batte per l’emancipazione femminile nel suo paese.

Aynur è in concerto stasera (giovedì 1 ottobre) alle 21 a Villa Campolieto a Ercolano per la 25esima edizione di Ethnos Festival, diretto da Gigi Di Luca (sold out, in caso di pioggia il concerto si sposta al Mav).

“Il festival Ethnos ritorna dove è nato nel 1995, nel Miglio d’oro – dice Gigi Di Luca – una scelta simbolica e importante per ripartire con lo stesso entusiasmo di allora, per guardare avanti in un momento così difficile, in cui ogni sera che un artista va in scena si compie un piccolo miracolo”.

Grande attesa per il concerto del grande compositore tunisino Anouar Brahem in trio sabato 3 ottobre in Villa Vannucchi, stessa cornice dove si esibirà per lo show di chiusura domenica 4 il pianista cubano Omar Sosa con Yilian Canizares, ospite d’eccezione Gustavo Ovalles (ingresso libero su prenotazione).

Aynur, oggi il mondo le riconosce la battaglia per le donne, ha vinto il Mediterranean Music Award per la categoria “Mediterranean Women in Action”. Ma solo 15 anni nel suo paese ritiravano il suo disco “Keçe Kurdan”…
“L’album fu bandito perché lo ritenevano oltraggioso. Incoraggiava le ragazze curde a combattere in montagna, a emanciparsi. Era ritenuta propaganda. Sei mesi dopo, in seguito a una sentenza del tribunale di Diyarbakir, il divieto fu rimosso e il disco tornò ad essere distribuito. Il brano che dà il titolo al disco parla proprio alle donne che cercano di fare la guerra con la penna, non con il fucile. Parla del dolore causato dagli ignoranti oppressori”.

Come sarà il concerto di questa sera ad Ercolano?
“Presenterò il mio ultimo disco “Hedûr”, in trio con il percussionista turco Sjahin During e il pianista catalano Xavier Torres Vicente”.

A luglio si è esibita al Parco Archeologico di Paestum nel concerto per la Siria diretto da Riccardo Muti. Come è stato lavorare con il maestro partenopeo?
“E’ stato davvero un grande onore partecipare al concerto diretto dal Maestro Muti in un luogo magnifico come Paestum”.

Cosa le piace della musica e cultura napoletane?
“Conosco Pino Daniele, era un grande. Purtroppo è scomparso prematuramente nel 2015. Lui ha dimostrato che si possono fondere con successo la tradizione napoletana e i ritmi blues. Questo è quello che sto provando a fare anche io negli ultimi 10 anni: unire la musica tradizione cura con il jazz e il blues. Curdi e napoletani hanno molti elementi in comune”.

Quali?
“Per esempio il folclore e il linguaggio sono totalmente autonomi e unici e hanno un’importanza nella vita quotidiana, a volte conosciuta, a volte sconosciuta. La tarantella è qualcosa che posso capire e ballare. Anche la cultura folk curda in ogni regione ha una musica e una danza diverse, oltre che un dialetto. Proprio come nel Sud Italia. Inoltre avete tante canzoni sull’ingiustizia sociale, proprio come le canzone di protesta curde. Abbiamo tante cose in comune che neanche riusciamo ad immaginarlo. Molti napoletani sono in diaspora nel mondo come i Curdi. Sono vicina spiritualmente alle vostre origini senza capire una parola. Dobbiamo mantenere vivi questi aspetti della cultura e farci ispirare per progredire”.

 

@repubblica.it