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Tempi di Chiusura | Behrouz Boochani e il racconto di un’odissea

behrouz boochani_istituto kurdo

 

«Sono chiuso in prigione da anni, ma la mia mente non ha smesso di produrre parole che mi hanno portato oltre i confini, oltreoceano, in luoghi sconosciuti. Le parole sono più potenti delle sbarre del luogo in cui mi trovo, di questa prigione». Così diceva Behrouz Boochani nel discorso pronunciato all’assegnazione del Victorian Prize 2019, il più importante riconoscimento letterario australiano. Scrittore e giornalista curdo del Kurdistan iraniano, fuggito dal suo Paese nel 2013, intercettato nel luglio dello stesso anno dalla Marina australiana con altri migranti in rotta dall’Indonesia, Boochani è stato per sei anni rinchiuso sull’isola a 250 chilometri a nord della Nuova Guinea in cui l’Australia ha creato un centro di detenzione per richiedenti asilo. Da lì, sotto forma di migliaia di messaggi WhatsApp, ha mandato a Omid Tofighian, il suo traduttore, il libro Nessun amico se non le montagne, un misto di poesia e prosa scritto in lingua farsi sulla tastiera di un telefonino ottenuto barattando sigarette e vestiti (in Italia lo ha pubblicato Add). Boochani è stato rilasciato lo scorso novembre. Il primo gesto una volta libero è stato accendersi una sigaretta, il primo pensiero «agli altri»: tutti quelli «che sono rimasti là».

@La Lettura